Flauto tradizionale giapponese
SHAKUHACHI scuola HIJIRI
DAI-SHIHAN

Fiore-Sei Chiku-De Mattia

gran maestro-insegnante-concertista

 


SHAKUHACHI

   
     

"Né cielo né terra
ma solo neve
fiocchi di neve
in una danza inarrestabile"

Naito Joso (1662-1704)

 

Lo shakuhachi è un flauto di bambù ad imboccatura dritta molto semplice, dotato di 5 fori (4 anteriori e uno posteriore), ma da ciò ne deriva la complessità nel suonarlo.

La dimensione standard dello shakuhachi è uno shaku e otto sun di lunghezza che corrisponde a circa 54,5 cm., normalmente si inizia lo studio con questa misura di flauto (shakuhachi 1.8) adatta a tutti i repertori, più si allunga la misura (1.9, 2.0, 2.1, etc...) più ci si avvicina al repertorio solistico sacro/meditativo.
Viceversa accorciando la misura del flauto si affrontano repertori quali quelli popolari e da camera, insieme ad altri strumenti tradizionali giapponesi, in particolare il koto e lo shamisen.

Vi sono due principali tipologie di shakuhachi:

  • il " ji nashi ", molto simile a quello utilizzato dai monaci Zen del passato, dove sul bambù si interviene per realizzarne il canale, i fori e l'intaglio per l'imboccatura
  • il " ji ari ", al quale si aggiungono interventi di levigatura, legatura, laccatura e intaglio (inserzioni nell'imboccatura) sul bambù, che può essere considerato la naturale evoluzione tecnica a strumento musicale del flauto originario, utilizzato esclusivamente come strumento meditativo e di preghiera sulla via dell'illuminazione.

Qui sotto le note naturali emesse dallo shakuhachi (1.8) con le cinque posizioni principali
(nella sezione "corsi e lezioni" alcune illustrazioni sulla diteggiatura base):

Lo shakuhachi puņ emettere tutte le note di una scala cromatica, seppur dotato di soli cinque fori, attraverso una singolare tecnica ( meri/kari ) con angolazioni/inclinazioni del capo e la parziale chiusura/apertura dei fori, fino a spingersi a "micro tonalità" impensabili per altri strumenti.

Questo, combinato alla particolare imboccatura dello strumento, permette di sviluppare una timbrica e una dinamica del tutto originale ed estramemente coinvolgente per chi suona e/o ascolta.

La gestualità misurata di dita e capo, il controllo della muscolatura facciale per l'imboccatura e addominale per la respirazione rendono molta fisicità alla pratica dello shakuhachi, che non è seconda per importanza alla dimensione meditativa dello strumento.
Il corretto movimento per coordinare/sincronizzare le parti del corpo impegnate (diaframma, bocca, dita e testa) ci richiama alla massima concentrazione, nonchè consapevolezza, sul gesto da eseguire per l'emissione del suono. In questo senso posso dire che il gesto predispone al suono.

L'importanza che riveste la respirazione insieme alla particolarità timbrica dello shakuhachi ci ri/donano una "esperienza interiore" nel suonarlo, dove il suono da forma all’aspetto trascendente delle cose, che non possiamo vedere, toccare, ed in questo caso ascoltare.
La pratica dello shakuhachi è da considerarsi una vera e propria disciplina fatta di dedizione, concentrazione ed energia dove il gesto non colpisce come nelle arti marziali, non scrive come nell’arte calligrafica, ma suona ciò che altrimenti non sarebbe percepibile... l'anima delle cose.

Per un ampia panoramica sullo shakuhachi segnalo il libro dell'amico
prof. Roberto Sallustio

"SHAKUHACHI, il suono dell'anima"

acquistabile presso librerie, online, in formato cartaceo, ebook, o richiederlo scrivendo all'autore: robe.sall@libero.it

Sulla fabbricazione consultare la pagina web del liutaio francese: Jean Marie Fouilleul